Sono continuate per tutta le notte le proteste in Kazakistan contro il rincaro dei prezzi dell’energia. I manifestanti hanno cercato di assaltare vari edifici simbolo del potere e controllati dalla polizia che ha risposto facendo fuoco: le fonti ufficiali parlano di “decine di rivoltosi eliminati“. Ad Almaty, la capitale economica del Paese, i palazzi governativi sono stati dati alle fiamme e dodici agenti delle forze dell’ordine sono stati uccisi mentre altri 353 sono rimasti feriti. Uno dei poliziotti è stato trovato decapitato e ciò – secondo il governo locale – “dimostra la natura terroristica delle attività dei gruppi militanti ad Almaty. La scorsa notte le forze estremiste hanno tentato di prendere d’assalto gli edifici amministrativi e il dipartimento di polizia, oltre a dipartimenti e posti di polizia locali”, ha dichiarato il portavoce della polizia Repubblica centroasiatica ex sovietica, Saltanat Azirbek, citato da Interfax-Kazakhstan, Tass et Ria Novosti. “Decine di assalitori sono stati eliminati e le loro identità sono in corso di accertamento”, ha aggiunto definendo la loro uccisione una “operazione antiterrorismo“. Fonti ufficiali riferiscono che la sparatoria è ancora in corso e sui social media circolano immagini che mostrano negozi saccheggiati e alcuni edifici amministrativi presi d’assalto e dati alle fiamme.

Intanto nel Paese stanno arrivando le prime truppe inviate dalla Russia e dagli altri Stati dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva, l’alleanza che raggruppa sei ex stati sovietici (oltre a Russia e Kazakistan include Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Tagikistan) su richiesta del presidente Kassym-Jomart Tokayev, che nella giornata di mercoledì 5 gennaio si era rivolto direttamente a Vladimir Putin, lanciando un appello a Mosca e ai suoi alleati per aiutare il suo paese a reprimere le violenti proteste e superare quella che ha definito una “minaccia terroristica”. Nelle prossime ore sono attese altre una “forza di pace” per “stabilizzare il Paese” perturbato da “interferenze esterne”, come ha fatto sapere il primo ministro armeno Nikol Pashinyan in un post su Facebook, garantendo al Kazakistan il sostegno dell’alleanza militare guidata dalla Russia “per un periodo di tempo limitato”.

In queste ore il Kazakistan sta vivendo le più forti proteste di piazza che il paese abbia visto da quando ha ottenuto l’indipendenza tre decenni fa. Gli scontri hanno preso il via domenica scorsa a causa della decisione del governo kazako di eliminare il limite massimo al prezzo del Gpl: sono iniziate nell’ovest del Paese, ma giorno dopo giorno si sono estese ad Almaty e alla capitale Nur-Sultan, assumendo i contorni di una rivolta più ampia contro il governo, considerato autoritario e corrotto. Lunghe file per prelevare i contanti agli sportelli automatici si stanno registrando nella capitale kazaka NurSultan (Astana).

L'articolo Kazakistan, ancora scontri nella notte: “decine di manifestanti” uccisi dalla polizia. La Russia invia truppe per “stabilizzare” la situazione proviene da Il Fatto Quotidiano.